Guardando dalla finestra si vede l'erba tra gli olivi tenera e verde.
Sull'asfalto umido della  strada una mascherina nera e appiattita. E’ carnevale, ci sta....no, non ci sta.
Le maschere del carnevale non si appiattiscono così, restano un po’ ammaccate, possono muoversi ad ogni refolo di vento.
Questa no, è immobile. La mascherina nera non è caduta ad un bambino vestito da Zorro, la sua vista rimanda alla sofferenza, alla morte.

Meglio guardare l'erba. Si indovina tenera, si vede verde... ma non dovrebbe essere arsa dal gelo? Chissà.
Una radio parla di guerra non in senso metaforico non guerra guerra per ora potenziale, ma gli obici in TV non sono metafore, non spunta subito dopo la pubblicità per modellini bellici che invita all'acquisto e neppure l'ultimo volume del famoso storico, no.

Dalla finestra, in lontananza si scorge anche una scuola. Per quanti mesi non c'è stato il fumo dal tetto che faceva pensare alla lezioni in classe. Il parcheggio desolatamente vuoto... Ora, seppure a ranghi ridotti sono ricominciate le lezioni frontali per affrontare i nuovi contenuti per il secondo quadrimestre e le classi quinte cominciano a vedere un po’ più vicino l'esame anche questo certamente diverso dal passato. Nella Scuola è cambiato il tempo e lo spazio, non c'è più la mattinata scandita dall'intervatlo, la corsa a perdifiato al bar, la calca, i soldi pronti in una mano, il the pericolosamente in bilico nell'altra.
I Proff. che recuperano energie con caffè e cappuccini, un mescolio di voci, poi finalmente l'uscita.Altre corse, piazzale congestionato da auto in movimento. Anche il pomeriggio, passando, era facile vedere i ragazzi che entravano ed uscivano da scuola per le più svariate attività. C'è silenzio e molto spesso il tempo-scuola si è trasformato in tempo a casa davanti ad un computer.

Quanti cambiamenti intorno a noi e inevitabilmente dentro di noi.
Si dice che i cambiamenti aiutino a crescere, che fortificano, forse è vero. Sono cambiati i referenti delle parole che usiamo, è cambiato il clima, la scuola. Ma l'animo umano no, i giovani proveranno ancora gù stessi sentimenti che altri giovani hanno provato prima di loro tra timori e speranze.

Patrizia Pucci

Una cosa che ricordo volentieri della scuola elementare era la sfida tra noi alunni per conoscere 
da, tipo: quali sono i fiumi più lunghi d'Italia? E quelli Europei? Gli effluenti del Po di destra 
e di sinistra . Era un piacere sapere, ricordare, esporre, dimostrare. Mi ricordo quando la maestra 
ci dette perché la mandassimo a memoria “L'aquilone “ di Giovanni Pascoli.
Quanto detti noia a mia mamma che inseguivo per casa perché mi risentisse la poesia. Ma fu un 
successo. In classe la ripetei tutta di fila senza nessuna interruzione. Non c'erano registratori, 
telefonini,  Quelle nozioni imparate a scuola le ricordo ancora. Tutti gli attinenti del Po tutti 
in
fila non me li rammento. Però....
E’ cambiata la Scuola? I modi di insegnare?. I sistemi di apprendere? Si: è cambiata. Però.....
Il fine è sempre lo stesso. Far apprendere, conoscere, scoprire,., acquisire, trasmettere. Grazie 
alla tecnologia forse ..conosciamo più in fretta la soluzione di qualcosa. Però. la fatica sul 
libro di testo
rimane. Lo sfogliare un libro cartaceo che ti da il brivido di sentire la carta inumidita dal dito 
passato sulla lingua, ti da un senso di appartenenza alla realtà che stai leggendo e vivendo.
Sono piccole riBessioni che ci offrono di leggere, meditare, pregare e contemplare l'universo 
scibile universale.