"Anche tu sei mio fratello, anche tu sei uguale a me...non importa se sei rosso, se sei giallo oppure nero..." cantavano i ragazzi del piccolo coro negli anni '70/80 a Poggio al Vento. E Mercoledì all'udienza generale di Papa Francesco, si respirava proprio questa universalità: migliaia di anime in cammino che parlano lingue diverse (inglese, francese, portoghese, tedesco, spagnolo ecc...) e che formano la vera Chiesa 'cattolica/universale'.  Tra i quasi 3.000 pellegrini toscani era presente anche un piccolo gruppo di fedeli dei Cappuccini, che, dopo una...levataccia (partenza alle ore 4!!!) e dopo un'ora di fila e qualche difficoltà organizzativa, ha finalmente raggiunto Piazza San Pietro.
 
Sotto un cielo terso e con la gioia nel cuore, abbiamo ascoltato il Papa parlarci di Santa Giuseppina Bakhita, una santa sudanese (nata in Darfur nel 1869), rapita dalla sua famiglia all’età di sette anni e fatta schiava. I suoi rapitori la chiamarono “Bakhita”, che significa “fortunata”: le sofferenze fisiche e morali di cui è stata vittima da piccola l’hanno lasciata senza identità; ha subito violenze che hanno lasciato sul suo corpo oltre cento cicatrici. Ma lei stessa ha testimoniato: “Da schiava non mi sono mai disperata, perché sentivo una forza misteriosa che mi sosteneva”.
 
Il Papa ci ha spiegato che "l’oppresso diventa facilmente un oppressore. Invece, la vocazione degli oppressi è quella di liberare se stessi e gli oppressori diventando restauratori di umanità. Solo nella debolezza degli oppressi si può rivelare la forza dell’amore di Dio che libera entrambi. Santa Bakhita esprime benissimo questa verità... sperimenta una liberazione interiore perché si sente compresa e amata e quindi capace di comprendere e amare...  e anche compatire chi commette errori e ingiustizie, non giustificando, ma umanizzando. Questa è la carezza che lei ci insegna: umanizzare". Ed ancora: "Santa Bakhita, diventata cristiana, viene trasformata dalle parole di Cristo che meditava quotidianamente: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34)... Possiamo dire che la vita di Santa Bakhita è diventata una parabola esistenziale del perdono... Il perdono  prima ricevuto attraverso l’amore misericordioso di Dio, e poi il perdono dato l’ha resa una donna libera, gioiosa, capace di amare...;  il perdono non ti toglie nulla ma aggiunge dignità alla persona."
 
Dopo l'udienza, presenti le autorità, i sindaci, le scuole, le università, le contrade ed alcune associazioni diocesane, si è tenuta in Basilica la Santa Messa, riservata alle Chiese sorelle di Siena e Montepulciano e presieduta dal Cardinale Augusto Paolo Lojudice, che ha concelebrato con circa 60 sacerdoti della nostra Arcidiocesi; nell'omelia l'Arcivescovo ha sottolineato il valore del perdono e la necessità di riappropriarci in un modo profondo della preghiera, quel ponte che ci unisce al nostro Padre celeste.
 
Nel pomeriggio di questa straordinaria giornata siamo ripartiti verso Siena con un desiderio di pace e fraternità da gridare verso il cielo, immaginando di cantare ancora, insieme:
 
"Anche se non ti conosco, so che tu sei mio fratello,
lo stesso cielo è su noi...".

(articolo a cura di Anna Sensi)